Sono passati quasi dieci anni dal disastro di Fukushima.
Per la prima volta nella storia dell’umanità un paese ha subito le conseguenze catastrofiche di entrambi i dualismi del nucleare, l’applicazione per scopi energetici e quella bellica.
Come può l’uomo pensare di dominare l’energia dell’universo? Qual è il prezzo da pagare per questo desiderio di onnipotenza?
Nel documentare le conseguenze di Fukushima ho avuto difficoltà nel rappresentare questa entità invisibile, demoniaca; un’entità tossica, che uccide senza manifestarsi, danneggiando internamente le cellule o lasciando tracce indelebili.
Quale sintesi o metafora avrebbe potuto racchiudere tanti punti interrogativi e contribuire a dare una visione più ampia rispetto alle complessità di un simile avvenimento?
Vedendo e rivedendo più volte il video dell’esplosione di Fukushima, dai fumi dell’esplosione improvvisamente ha preso forma una figura antropomorfa, un mostro.
E altri mostri sono poi comparsi in tutti i test nucleari realizzati durante il periodo della guerra fredda. Dietro questi strani esseri si nascondeva la metafora, la sintesi.
Dove sta davvero il limite tra l’accezione positiva e quella negativa del nucleare? Non esiste, e non si può trovare neanche nella mente delle persone. Quella nucleare è un’energia troppo grande e incontrollabile per poter dare certezze.
Presentare il progetto come una piramide di cubi abitati da queste entità maligne e nubiformi, è una provocazione ma al tempo stesso una scelta coerente. I cubi che si contengono l’uno nell’altro simboleggiano l’entità esponenziale della forza demoniaca di questa energia così come la piramide simboleggia il potere, precario, di chi questa energia la vuole dominare.