In viaggio ti accorgi che le differenze si perdono: tra i luoghi è in atto un mutuo scambio di forme, ordine, distanze. Ogni città diventa tutte le città, un pulviscolo informe invade i continenti….
Da anni il numero degli abitanti delle città ha superato quello delle zone rurali. Le città si espandono fino a sembrare arcipelaghi. Nuove periferie emersive, per soddisfare la crescente richiesta di case. Un magma di cemento ricopre la Terra, senza apparente soluzione di continuità. “Alveari umani” abitati da un numero sempre crescente di abitanti, dove ci si rinchiude per riposare dopo una giornata ‘operosa’. Tra di essi, come in un puzzle, s’incastrano aree ricreative e centri commerciali, i nuovi luoghi della socializzazione.
La città più noiosa del mondo. Kasim, è un tipo pacato, dai modi gentili. Ha un buon lavoro, è felicemente sposato ed ha un figlio. E’ originario dell’Antalya. Vive da poco nel quartiere di Basakseksehir, alla periferia di Istanbul. Dice che qui si trova bene perché il figlio ha spazi per giocare in libertà. I suoi occhi lasciano trasparire convinzione e sincerità, ma non gioia, quelli della sua famiglia, neppure. Altre case mi hanno già accolto. Le pareti dello stesso colore, i mobili spesso simili. Sono i piccoli dettagli a fare la differenza: le foto di famiglia, le frasi del corano, i disegni che compaiono sui veli delle donne. A volte mi sembra che sia in atto una sorta di processo di “camaleontismo” in cui gli individui tendono a uniformarsi alla monotonia dei luoghi in cui vivono. Riusciranno a rubarci anche l’anima? A sottrarci l’unica cosa che, in fondo, ci appartiene?
Da nessuna parte e ovunque. Prendo un aereo e mi sposto in un altro continente, ai confini con il Medio Oriente. Lo scenario non sembra essere mutato. Enormi aree edificate sottratte alla dura roccia, impalcature che danno l’idea della precarietà, pochi alberi superstiti, ricoperti della polvere dei vicini cantieri. Provo la sensazione sgradevole di non essere in definitiva mai partito. Non è il Paese nel quale mi trovo. E’ una sensazione già provata. La globalizzazione tende ad appiattire e uguagliare ogni cosa. Siamo vittime di crisi economiche che non sembrano riguardarci, guardiamo gli stessi programmi televisivi, spesso ci vestiamo e mangiamo in modo simile. Viaggiamo sempre più veloci per essere proiettati in luoghi che non sembrano differire da quelli da cui proveniamo. Non ci troviamo in alcun luogo e siamo ovunque…
“Houses for Oil”. La Turchia è un paese in grande espansione e con l’economia in più rapida crescita a livello mondiale. Il settore delle costruzioni è uno di quelli trainanti. Ho scoperto con una certa inquietudine che i “non luoghi” sono esportabili e sono diventati merce di scambio. Esistono accordi commerciali tra questo Paese e il Venezuela: case in cambio di petrolio. Cemento in cambio di quella che, purtroppo, è ancora la principale fonte di energia e anche la principale causa di conflitti e prevaricazione sociale nel mondo.
Sono in macchina, il mio fixer è al volante, dal finestrino si vedono solo queste immense periferie e davvero non so distinguere quale sia il male minore.
Testo di Massimo Mastrorillo