Omicidio Bianco
Ogni anno in Italia ci sono un milione di incidenti sul lavoro. Quindicimila morti negli ultimi dieci anni. Quattro al giorno, uno ogni sette ore. Il bollettino delle vittime è paragonabile solo a quello di una guerra. Nel 2011 ricorrerà il 150° anniversario dell’unità d’Italia; un’unità che sembra essere lontana socialmente, ideologicamente e politicamente, ma che diventa assoluta ed indiscutibile quando si parla delle morti sul lavoro. “Morti bianche” è il termine utilizzato per riferirsi a coloro che perdono la vita sul posto di lavoro. Eppure nel dizionario la parola non esiste, almeno non con questo significato. “Omicidio bianco”, viene invece definita la “morte di operai sul lavoro, causata dalla mancanza di adeguate misure di sicurezza”. La giustizia delle parole consiste nel non lasciare scorrere via neanche il più piccolo granello di significato. Nell’accostamento dei due termini, “morte bianca” ed “omi- cidio bianco”, ci accorgiamo che all’equazione è stata sottratta la più importante delle incognite: la responsabilità dell’azione e la colpa di chi che l’ha resa possibile. Il progetto “Omicidio Bianco” intende raccontare attraverso parole ed immagini le storie di persone diverse tra loro, il suolo che hanno calpestato, la traccia fisica e mentale che sembrano aver lasciato nei luoghi dove si sono svolte le loro vite. Fotografie e racconti che hanno come palcoscenico naturale una intera nazione, dove scompaiono confini geografici o differenze culturali, ma soltanto tenendo a mente questa devastante premessa: l’omicidio delle persone che lavorano.
L’anniversario dell’Unità d’Italia rappresenta un fatto storico concreto, inequivocabile, ma quali sono i criteri che lo rendono umanamente rilevante? Una nazione è unita perché il non-valore della vita degli individui è lo stesso da un capo all’altro della sua estensione? I due temi devono essere messi l’uno di fronte all’altro come due nemici costretti a guardarsi in volto e questo perché nel momento stesso in cui qualcuno finirà di leggere questa presentazione, il numero dei morti sul lavoro dovrà nuova- mente essere aggiornato. Le sabbie mobili di queste cifre vertiginose sembrano non permettere la costruzione di una piattaforma dalla quale sia possibile, almeno in parte, comprendere l’estensione del fenomeno. L’anniversario dell’Unità d’Italia diventerà tale piattaforma. Il progetto si è lanciato all’inseguimento di questo implacabile effetto domino che trasporta le immagini e le parole at- traverso tutte le regioni e nei luoghi di lavoro più disparati: fabbriche, campi, zuccherifici, mulini, strade, supermercati. Dobbiamo entrare in ognuno di essi, metterci comodi all’entrata di un pozzo, sopra un traliccio elettrico, nella bocca di un altoforno. I racconti delle persone e le loro “tracce” faranno crollare le impalcature seppellendo vivi i nostri pensieri. Fermarsi, capire, prendere coscienza. Si tratta di un lavoro molto pericoloso. Testo di Giacomo Barba